Incontro nazionale
Le memorie popolari
Matera 31 ottobre 2019
Sono qui oggi per condividere le esperienze di due archivi della rete Cgil dell’Emilia-Romagna: l’archivio storico della Cdlm di Bologna e l’Archivio storico della Cdlt di Rimini.
Due realtà profondamente diverse fra loro soprattutto per dimensioni e risorse. Ovviamente in questa sede sarà possibile fare solo un breve accenno alle attività perchè i tempi non permettono di entrare nel merito della storia o delle singole progettualità.
L’Archivio di Bologna, primo fra gli archivi Cgil in Emilia-Romagna per dimensioni e organico, vanta una lunga esperienza nella raccolta delle testimonianze orali. Il contributo scritto di Elisabetta Perazzo, che si è occupata personalmente negli ultimi 15 anni della raccolta e della valorizzazione di queste memorie orali, fa emergere la presenza di un patrimonio di notevole consistenza. In realtà, si può iniziare a parlare di una vera raccolta sistematica di fonti orali già a partire dagli anni Novanta del Novecento quando si è realizzato un primo progetto compiuto di interviste biografiche a sindacalisti e militanti Cgil. Questo consta di un centinaio di interviste trascritte e catalogate. Dal 2000 poi, l’attività di un tecnico, ha permesso di videoregistrare anche iniziative sindacali, congressi, convegni e assemblee andando ad implementare notevolmente le ore di registrazione.
Parallelamente è stata portata avanti la videoregistrazione di interviste concepite ad hoc, perlopiù tematiche volte alla produzione di video o di libri, o comunque afferenti a progetti specifici sulla storia del Sindacato o sulle biografie di dirigenti sindacali e che hanno dato luogo a numerosi video come Il piano del lavoro, Io vado con gli operai: Bruno Trentin, Donne di piombo e numerosi altri. Alcuni sono stati pensati come coadiuvanti nell’attività di formazione interna alla Cgil, altri per convegni o ricorrenze. A questo si aggiungono le interviste ai dirigenti sindacali rilasciate contestualmente alla consegna presso l’archivio di carte personali come nel caso di Arvedo Forni, Giorgio Ruggeri, Arrigo Bonazzi, ecc. Riassumendo possiamo quindi identificare motivazioni diverse che hanno portato alla nascita delle singole fonti, utilizzi diversi e valorizzazioni differenti.
Differenti come i supporti che le conservano. Va infatti segnalato che le prime bobine audio risalgono agli anni Sessanta del Novecento ma il numero diventa più consistente durante il decennio successivo soprattutto con l’introduzione delle audiocassette. Parallelamente per le riprese video si presentano supporti differenti a seconda degli anni con l’incremento maggiore durante gli anni Ottanta grazie all’utilizzo delle videocassette.
Questo è l’aspetto che maggiormente mi compete essendo un’archivista. Vorrei infatti porre l’attenzione sulle dinamiche legate alla conservazione di un tale patrimonio. Fino a questo momento si è lavorato alacremente sulla raccolta e sulla valorizzazione delle fonti ma non ci si è posti fino in fondo il problema della loro conservazione e fruzione da parte dei ricercatori. Il censimento sulle fonti orali e audiovisive promosso quest’anno dal Coordinamento nazionale degli archivi Cgil in questo senso ha dato uno stimolo per nuove riflessioni sulle tipologie di materiale presente, sui supporti tecnologici necessari e ancor di più sulla necessità di una inventariazione come punto fermo e base imprenscindibile per una reale fruizione. La fonte orale, come fonte unica infatti se da un lato travalica le motivazioni stesse della sua raccolta e assume valore in quanto tale, dall’altro la sua collocazione temporale e spaziale diventano, sul lungo periodo, elementi essenziali per la ricerca .
Questo aspetto che riguarda principalmente le metodologie e il trattamento delle fonti accomuna poi anche le problematiche affrontate presso l’archivio Cgil di Rimini, una Camera del Lavoro di medie dimensioni e che presenta risorse economiche limitate da poter investire nella gestione e soprattutto valorizzazione dell’Archivio nella sua complessità, basandosi principalmente su un contributo annuale dell’Istituto per i beni culturali della Regione Emilia-Romagna (IBC) erogato attraverso la rete degli Archivi Cgil dell’Emilia-Romagna. Qui è presente un patrimonio di fonti audio e video di dimensioni più contenute.
L’archivio di Rimini si è concentrato sulla salvaguardia del patrimonio presente sia audio che video a partire dal 2012 con un progetto che ha visto il riversamento delle VHS su DVD. Questi afferiscono principalmente alla storia locale ed in particolare a manifestazioni, scioperi, feste della Camera del Lavoro di Rimini, interviste, alcuni SPOT televisivi e la trasmissione televisiva Città e Lavoro prodotta dalla Cgil di Rimini. Attualmente solo una parte del patrimonio è stato messo in sicurezza. Rimane in attesa di intervento il materiale che si presentava su supporti particolari e che quindi richiedeva attrezzature professionali per il riversamento. A distanza di 6 anni da questo lavoro si sono però già presentate le prime criticità perché come supporto il DVD è ormai superato. L’obsolescenza tecnologica rimane il problema centrale di qualsiasi attività in questo settore sia rispetto agli strumenti che al degrado fisico delle pellicole.
E’ utile tener presente che nel caso di ricorrenze, eventi ed iniziative organizzati dalla Cgil stessa sono richieste, sempre più spesso, ai nostri archivi materiale per la produzione di video introduttivi o a corredo delle iniziative medesime. Fa parte di un nuovo linguaggio e di nuove modalità della preparazione di iniziative che va di pari passo con l’aumento dell’utilizzo delle nuove tecnologie. Questo ad esempio nella Camera del lavoro di Rimini ha portato alla produzione di alcuni video fra cui segnalo a titolo esemplificativo quello prodotto dalla Filctem-Cgil Rimini per il convegno ‘Il filo del lavoro’ (2018) che contiene sia materiale fotografico che interviste a lavoratrici tessili del nostro territorio. Questo in particolare secondo me rappresenta una sintesi interessante di un lavoro di raccolta di testimonianze orali di operaie, di ricostruzione di un contesto lavorativo ma anche sociale di un territorio. Il nesso fra il lavoro e la memoria popolare.
Vorrei a questo punto dedicare qualche minuto all’attività di raccolta delle fonti e alla loro valorizzazione, concentrandomi in particolare sull’intervista. Questa modalità di raccolta che merita un sempre maggior rilievo nel panorama delle fonti è quella che lascia aperti i maggiori interrogativi, sia nella sua fase di raccolta che di restituzione. La voce delle persone comporta una soggettivizzazione dell’approccio storico e contiene in sè numerose criticità di tipo metodologico. Sto dicendo questo perché auspico che il confronto al centro di questa giornata non si concluda ma diventi un tassello per la costruzione di lavori che nel momento in cui vengono condivisi possono portare a maturazione una riflessione collettiva che non può non essere vista che come un arricchimento.
Concluderei accennando ad un’esperienza nuova per me che mi ha visto impegnata durante il 2018 in una serie di interviste a Segretari e funzionari della Filcams-Cgil di Rimini sulla storia di questa categoria e che sono state raccolte in un libro ora in fase di pubblicazione.
Questo ha fatto emergere diversi dubbi sia di tipo normativo come ad esempio per il diritto alla privacy non solo dell’intervistato (che ha firmato la liberatoria) ma anche delle persone solamente citate, sia di tipo metodologico e qui mi soffermerei soprattutto sulla difficoltà che ho avuto nella trascrizione e restituzione dell’intervista. Il passaggio dal linguaggio parlato, spesso ricco di parole di gergali, a volte ripetitivo fino a che punto può essere manipolato, interpretato per renderlo leggibile?
Qui il lavoro dell’archivista si intreccia al lavoro del ricercatore e la memoria con la storia come termini indissolubili ma non sovrapponibili.